Committente: Comune di Arco
Luogo: Arco (TN)
Progettisti: Sara Benedetti, Marco Carenzo, Manuela Cassini, Matteo Pulcinelli, Mattia Villani
Dimensioni: superficie lotto 6.400 mq
superficie costruita 2.200 mq
Cronologia: 2006-2007
concorso di progettazione
Un quadrilatero immerso in un territorio prevalentemente agricolo che va perdendo i connotati tradizionali, minacciato dall’espansione del territorio edificato, è il sito assegnato dal bando per una nuova sede dei Vigili del Fuoco ad Arco.
Permane storicamente un dualismo di fondo. Da sempre città e territorio convivono come realtà differenti in una reciproca, stretta dipendenza, l’elemento fisico di separazione sono le “mura” che tracciano e definiscono un di “qua” ed un di “là”. La risposta al dualismo, implicitamente proposto dal bando di concorso, dà luogo al “concept” progettuale: un “taglio” nel terreno che dà origine al volume architettonico. L’intenzione è quella di proporre un intervento ipogeo con un “vero” prospetto architettonico ad ovest del lotto prospiciente il piazzale operativo. L’intento rimane quello di disegnare il profilo del suolo senza alterare i connotati tradizionali di un paesaggio agricolo straordinariamente ricco. Protagonista diventa la trama della vegetazione agricola rappresentata prevalentemente dai vigneti caratterizzanti il paesaggio attuale; oltre a lasciare a dimora 4600 mq. di vigna, la trama naturale diventa anche maglia modulare e strutturale, permettendo cosi di realizzare la trama di progetto. In un certo modo, territorio e architettura si completano.
L’edificio, cosi configurato, si manifesta in modi diversi a seconda dei punti di vista. Il lato sud e quello ovest sono i prospetti più tradizionali e urbani caratterizzati da un’ampia vetrata che mostra l’autorimessa dei mezzi di soccorso, a manifestare la capacità e potenzialità operativa della nuova stazione. Da est e da nord, invece, la costruzione è percepibile come un movimento del terreno e della vigna soprastante, lasciando incontaminato il territorio nella sua trama vegetazionale e nei suoi colori. La caserma, con la sua autorimessa, i locali di servizio, i depositi comunali e tutte le altre attività richieste dal bando qui risultano ipogee. Il dualismo continua a livello progettuale: il taglio genera, come storicamente le mura, un di qua e un di là disegnato dal piazzale operativo ad ovest – suolo minerale – e dalla trama dei vigneti ad est – suolo naturale – generando un nuovo suolo di progetto; due tipi profondamente differenti di prospetto: tradizionale vetrato a sud ed ovest dell’intervento – naturale, di terra, a est e a nord; due sono gli accessi all’edificio: veicolare – pedonale ad ovest ed un accesso per la luce naturale ad est con i tre lucernari previsti; due sono le differenti linee e orientamenti che caratterizzano la composizione del complesso: rettilinea e curva, considerando le differenti parti della costruzione, o orizzontale – il volume della caserma – e verticale – il castello di manovra per le esercitazioni; di giorno il castello segnala e manifesta il nuovo intervento, affidandogli una nuova immagine urbana riconoscibile; di notte il volume perde magicamente la sua consistenza, si trasforma in un “taglio” ai piedi della collina, una fenditura di luce che segnala la presenza dell’intervento, sostituendo, in questo compito, il castello; la notte uniforma tutto nell’oscurità, la definizione architettonica viene denunciata dalla luce artificiale interna dei locali “abitati” con i suoi colori caldi e morbidi e da quella più fredda e tecnica del grande piazzale operativo, delineandone i contorni.